Che cos’è l’ICTUS

Ictus è un termine latino che letteralmente significa colpo (in inglese stroke). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo definisce come l’improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit focale e/o globale delle funzioni cerebrali, di durata superiore alle 24 ore o ad esito infausto.

L’ictus è una lesione cerebro-vascolare causata dall’interruzione improvvisa del flusso di sangue al cervello dovuta all´ostruzione (ictus ischemico) o alla rottura (ictus emorragico) di un´arteria cerebrale, con conseguente deficit delle funzioni governate dalla parte di cervello colpita.

Quando infatti un’arteria nel cervello scoppia o si ostruisce, fermando il flusso di sangue, i neuroni, privati dell’ossigeno e dei nutrimenti necessari anche solo per pochi minuti, cominciano a morire. Come un attacco di cuore, l’ictus può colpire improvvisamente, spesso senza preavviso e senza dolore. La caratteristica principale del disturbo è, dunque, la sua improvvisa insorgenza: una persona in pieno benessere può accusare, di colpo, sintomi tipici che possono essere transitori, restare costanti o anche peggiorare nelle ore successive.

Epidemiologia. L’ictus rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie ed è la prima causa assoluta di disabilità. Ogni anno si verificano in Italia (dati sulla popolazione del 2001) circa 200.000 ictus, di cui circa il 20% è costituito da recidive. L’ictus ischemico rappresenta la forma più frequente (80% circa), mentre le emorragie intraparenchimali riguardano il 15%-20% e le emorragie subaracnoidee il 3% circa.

I soggetti che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti (prevalenza), abbiamo già visto che sono circa 930.000, il che significa che ogni anno un medico di famiglia italiano ha almeno 4-7 pazienti che vengono colpiti dalla malattia e deve seguirne almeno una ventina sopravvissuti con esiti più o meno invalidanti. Circa il 20% delle persone colpite da ictus cerebrale per la prima volta muore entro un mese; un altro 10% entro il primo anno. Fra le restanti, circa 1/3 sopravvive con un grado di disabilità spesso elevato, tanto da renderle non autonome, 1/3 circa presenta un grado di disabilità lieve o moderata che gli permette spesso di tornare al proprio domicilio in modo parzialmente autonomo e 1/3, i più fortunati o comunque coloro che sono stati colpiti da un ictus in forma lieve, tornano autonomi al proprio domicilio. Coloro che sopravvivono con una disabilità importante spesso richiedono l’istituzionalizzazione in reparti di lungodegenza o in residenze sanitarie assistenziali; alcune famiglie, ma non tutte se lo possono permettere, si organizzano per ospitare il parente ancora a domicilio, spesso con il supporto di un assistente/badante. Inutile dire che i costi sia a carico delle famiglie che del sistema sanitario nazionale sono elevatissimi. Si calcola che una persona colpita da ictus costi nella fase acuta della malattia circa 10.000 euro, mentre l’invalidità permanente di chi supera la fase acuta determina negli anni successivi una spesa che si può stimare intorno ai 100.000 euro. Sotto l’aspetto psicologico, personale e familiare poi, i costi non sono calcolabili: per tutti questi motivi, l’ictus rappresenta un vero e proprio problema sociale.


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