Fibrillazione atriale

La Fibrillazione Atriale (FA) è il disturbo cronico del ritmo cardiaco più frequente, interessa l’1-2% della popolazione e le probabilità di sviluppare tale condizione aumentano con l’avanzare dell’età. Si definisce Fibrillazione Atriale un battito cardiaco che diventa irregolare e accelerato (tachiaritmia). La fibrillazione atriale affligge circa 600.000 individui in Italia.  Tra le persone di età maggiore di 40 anni, una su quattro potrà presentare nel corso della restante vita un episodio di Fibrillazione Atriale. A volte questo rimane l’unico evento, mentre in altri casi l’aritmia tende a ricorrere. Soprattutto nelle fasi iniziali, gli episodi tendono a interrompersi spontaneamente, di solito nel giro di un paio di giorni; successivamente, la loro durata aumenta e saranno necessari degli interventi per determinarne l’arresto.

Le caratteristiche della Fibrillazione Atriale variano da individuo a individuo. Alcune persone non manifestano alcun sintomo, spesso per anni, mentre per altre i sintomi cambiano di giorno in giorno, ragione per cui il trattamento congiunto dei sintomi e della fibrillazione atriale si rivela tutt’altro che semplice. Un dispositivo di monitoraggio continuo può fornire al medico un quadro clinico più completo, mettendolo in condizione di attuare un trattamento più mirato.

Quali sono le cause della fibrillazione atriale?

  • Età (il rischio aumenta con l’invecchiamento; dopo i 40 anni un individuo su quattro può presentare un episodio aritmico)
  • Malattie cardiache (infarto pregresso, insufficienza cardiaca, malattia valvolare, ecc.)
  • Ipertensione arteriosa
  • Malattie extra cardiache (polmonari, tiroidee)
  • Abuso di alcol
  • Storia familiare (raramente)

In un numero ridotto di casi (uno su dieci all’incirca), l’aritmia si manifesta senza una causa apparente e viene pertanto definita come “isolata”.

Quali sono i sintomi della fibrillazione atriale?

I principali sono:

  • palpitazioni (sensazione di battito accelerato ed irregolare)
  • debolezza o incapacità di eseguire la normale attività fisica
  • affanno
  • sensazione di “testa vuota”
  • sensazione di mancamento
  • svenimento

In alcuni soggetti i disturbi possono essere molto lievi o addirittura assenti e l’aritmia viene scoperta occasionalmente durante una visita medica eseguita per altri motivi. In presenza di sintomi o segni suggestivi della presenza di una Fibrillazione Atriale è opportuno che il medico di famiglia invii il paziente a consulto presso un elettrofisiologo (un cardiologo che si occupa delle aritmie cardiache); nei casi di maggiore gravità è invece necessario un rapido accesso al Pronto Soccorso.

Quali sono i fattori di rischio e le conseguenze della fibrillazione atriale?

Un ictus su 4 è causato dalla Fibrillazione Atriale ed è molto più severo di un ictus provocato da altre cause. Il rischio di incorrere in un ictus non è uguale in tutti i soggetti ed aumenta con l’età avanzata, la presenza di diabete mellito, ipertensione arteriosa, riduzione della funzione di pompa del cuore, malattia delle arterie o in coloro che hanno già presentato una ischemia cerebrale.

Un’altra possibile conseguenza negativa della Fibrillazione Atriale è rappresentata dalla riduzione più o meno grave della funzione di pompa del cuore (insufficienza cardiaca). Questo avviene solitamente in soggetti predisposti e soprattutto quando la frequenza di contrazione del cuore rimane a lungo molto elevata.

Diagnosi

Diagnosticare una condizione di Fibrillazione Atriale è importante, perché questo problema cardiaco può contribuire oltre che all’insorgenza di un ictus anche allo sviluppo di un infarto. La diagnosi, tuttavia, può rivelarsi difficile in quanto la Fibrillazione Atriale è un evento imprevedibile e i sintomi non sono sempre evidenti. Per questo la collaborazione del soggetto è importante. Il medico o il team che seguono il caso avranno bisogno di indicazioni dettagliate in merito ai sintomi oltre che dei dati relativi all’attività elettrica cardiaca. Se il medico ha motivo di sospettare che la Fibrillazione Atriale sia correlata a una condizione cardiaca occorrerà eseguire degli esami diagnostici per raccogliere informazioni sull’attività dell’organo.

Prevenzione della formazione di coaguli

Il rischio che all’interno dell’atrio si formino coaguli che possono staccarsi (emboli) e viaggiare all’interno dei vasi sanguigni è legato alle caratteristiche cliniche della persona. Da queste ultime, quindi, dipenderà la necessità che si debba assumere una terapia anticoagulante orale.

Il farmaco che viene attualmente impiegato in Italia è il Warfarin, una sostanza molto efficace nella riduzione del rischio di ictus (di circa il 60%), ma che richiede un continuo monitoraggio della sua azione mediante periodici esami del sangue. Chi assume il farmaco deve anche prestare attenzione alle sue interazioni con alcuni alimenti o altre sostanze che ne aumentano o riducono l’effetto.

Un’alternativa efficace e sicura per la prevenzione dell’ictus è arrivata da qualche anno grazie ai Nuovi Anticoagulanti Orali (NAO), più maneggevoli e sicuri, in grado di venire incontro alle esigenze di medici e pazienti. Questa nuova categoria farmacologica non richiede controlli ematici costanti, ha scarsissime probabilità di interazioni con alimenti e altri medicinali, è somministrata a dosaggio fisso e presenta un ridotto rischio di emorragie cerebrali rispetto alla terapia tradizionale, dimostrando un buon rapporto costo-efficacia

Ripristino del normale ritmo del cuore (cardioversione)

La procedura con cui si tenta di interrompere l’aritmia e ripristinare il normale ritmo del cuore (ritmo sinusale) è chiamata cardioversione. Questa può essere eseguita mediante somministrazione di farmaci antiaritmici (generalmente per via endovenosa nel corso di un ricovero o di un accesso in Pronto Soccorso) o attraverso un “impulso elettrico” erogato con delle speciali piastre posizionate sul torace (nel corso di un ricovero o di un accesso in Pronto Soccorso e dopo sedazione. La scelta del tipo di cardioversione è fatta dal medico sulla base di una serie di fattori clinici e soprattutto della durata dell’episodio aritmico. Al primo episodio di Fibrillazione Atriale la cardioversione è sempre indicata; essa può essere tranquillamente ripetuta anche più volte nel tempo quando si ritiene indicato il mantenimento del normale ritmo sinusale. Se l’aritmia dura da più di 48 ore e/o la persona non è adeguatamente anticoagulata, la cardioversione potrà essere preceduta da una ecocardiografia transesofagea (un esame in cui una sonda viene introdotta dalla bocca e avanzata all’interno dell’esofago) al fine di escludere la presenza di coaguli nell’atrio.


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Copyright Alice Parma 2018. All rights reserved.



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